Madrid (Spagna), 18 dic. (LaPresse/EFE) – Il premier spagnolo Mariano Rajoy sostiene di essere un uomo ‘normale’ nella vita privata, ma in politica è noto per essere rigido e caparbio, tanto da candidarsi per la quarta volte alle urne spagnole per il Partito popolare. Il suo punto forte nella campagna elettorale è l’esperienza: galiziano, nato nel 1955 a Santiago di Compostela, nel corso della sua carriera ha ricoperto incarichi locali e nazionali e nel 1981 è diventato deputato del Parlamento della regione Galizia. I suoi tre principali rivali sono invece nati negli anni Settanta e non hanno esperienza di governo. 

 

Per governare “serve essere stato almeno consigliere”, ha ripetuto Rajoy durante la campagna, essendo stato già consigliere in Galizia negli anni Ottanta prima di spostarsi a Madrid per perseguire la carriera politica. Carriera che lo ha portato a essere ministro di quattro diversi portafogli, negli otto anni di presenza di José Maria Aznar tra il 1996 e il 2004. Fu proprio Aznar a sceglierlo come candidato alla sua successione, nelle elezioni che portarono però al potere il socialista José Luis Rodriguez Zapatero, nel mezzo dello shock per gli attentati che a Madrid causarono 191 morti.

 

 Quattro anni dopo il leader del Pp ha di nuovo perso, sconfitto da Zapatero, e nell’estate del 2008 molti lo diedero per politicamente spacciato. Invece tornò, superando l’ostilità dei detrattori e ricostruendo la propria immagine agli occhi del partito. La rivincita è arrivata nel novembre 2011, quando lo scontento nei confronti dei socialisti per la crisi economica lo ha portato a diventare premier potendo contare su una maggioranza assoluta.

 

Persona riservata, sposato e padre di due figli, Rajoy attira l’attenzione proprio quando elude i riflettori. Nel primo mandato è stato molto criticato perché non concedeva conferenze stampa e, una settimana fa, perché ha delegato la vice presidente Soraya Saenz de Santamaria a partecipare a un dibattito con i tre rivali. In questi anni è stato anche spesso accusato di non aver fornito spiegazioni esaustive sui casi di corruzione che hanno riguardato funzionari pubblici e dirigenti del suo partito. Ha ammesso però di avere sbagliato su Luis Barcenas, che nominò tesoriere del Pp e che avrebbe accumulato milioni di mazzette da imprenditori. 

 

Rajoy alza raramente la voce, lo ha fatto nei pochi casi in cui lo hanno criticato sulla corruzione. Come quando lunedì scorso ha definito il socialista Pedro Sanchez, che lo aveva accusato di non essere onesto, una persona “vile e miserabile”. Secondo i sondaggi, Rajoy va verso la vittoria, ma senza la maggioranza assoluta che gli permetterebbe di non cercare alleanze. Uno scenario insolito nella politica spagnola.

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