BELLUNO. Ergastolano, condannato per aver sgozzato una donna su commissione, in marzo scappa dal carcere Due Palazzi di Padova e, due giorni fa, dopo indagini serrate viene arrestato in Spagna, vicino a Santiago di Compostela, dove girava con il luna park di un gruppo di gitani facendo tappa da una fiesta all’altra ed esibendosi come artista di strada. Una vita della quale era molto soddisfatto.

Ci hanno lavorato per tre mesi gli uomini della Squadra mobile di Padova, il pubblico ministero Roberto Piccione che si è subito attivato, il Servizio di cooperazione internazionale, la polizia francese e quella spagnola compreso l’agente de policia che, avendo gli investigatori certezza che l’evaso fosse in Galizia, ha passato le ultime settimane girando mezza regione da una fiesta di paese a un’altra, da una giostra all’altra, finchè l’ha trovato alla sagra di Ponte de Porto, paese a tre quarti d’ora di auto da Santiago di Compostela.

L’incredibile storia dell’«italian tueur à gage» (sarebbe a dire assassino su commissione, insomma sicario), tenne banco a lungo sui giornali francesi. Lui si chiama Walter Sponga, 53 anni, bellunese, nato a Feltre: nel 1993 abitava già da un po’ a Marsiglia impegnato a sopravvivere di espedienti, quando una sera in un bar sulla Canebière, conobbe Didier Audebet, vigile della locale gendarmerie. Risultato dell’amicizia: il monsieur (due figli, due matrimoni e due divorzi alle spalle) offrì 20 mila franchi all’italiano per far fuori la propria nuova compagna Joelle che peraltro gli aveva dato un altro figlio.

Ci fu contrattazione per i soldi e ci furono baruffe ma alla fine l’accordo fu raggiunto. E la notte tra il 3 e il 4 agosto1993 Sponga entrò nella casa di Joelle, la picchiò a sangue e poi la sgozzò. Il padre della ragazza dormiva e per fortuna sua non si svegliò, altrimenti l’accordo prevedeva analogo trattamento anche per lui.

Furono arrestati entrambi, il killer e il gendarme. E nel febbraio del 1997 furono condannati all’ergastolo. La procedura di estradizione si concluse nel 2005 e Sponga fu trasferito al Due Palazzi di Padova dove, detenuto modello, prese il diploma di tecnico commerciale, iniziò a collaborare per riviste online su temi carcerari e nel 2010 iniziò anche a godere di permessi premio. Poi anche del regime di semilibertà che consisteva nel lavorare per gli “Amissi del Piovego”, una associazione di Padova, ogni domenica fino alle 19.

Tutto fila liscio fino a domenica 22 marzo scorso quando gli Amissi (la mattina) e il carcere (la sera) aspettarono invano il detenuto modello Sponga. Sparito. Per la precisione, evaso. Fin da subito gli investigatori realizzano che la fuga non è stata un colpo di testa ma una faccenda ben pianificata, tanto che Sponga aveva sospeso le utenze telefoniche a lui intestate. La raccolta delle informazioni porta a una donna bellunese, dipendente di una Asl, con cui l’ergastolano era in rapporti stretti. Lui la chiama un paio di volte alla settimana da telefoni pubblici ogni volta diversi di un Paese straniero. Parla di «fiesta», cita altre parole spagnole, dice che si trova molto bene lì dove è, che è contento della sua nuova vita, e tranquillizza lei dicendole che non pensava di essere intercettato, che non avrebbero fatto tante indagini su di lui, che in fondo non era evaso ma responsabile solo di mancato rientro. Insomma, grande tranquillità. Si apre anche un profilo facebook con il nome di Alessandra Nuova e la foto di un animaletto.

Intanto però la squadra mobile di Padova, il coordinamento internazionale di polizia, la policia

spagnola e quella portoghese gli stanno scavando la fossa sotto i piedi. E soprattutto l’agente galiziano, fiesta dopo fiesta, si sta avvicinando a Ponte do Porto. Giovedì ci arriva, lo riconosce e Walter Sponga viene arrestato.

Ora è in carcere in attesa di essere estradato in Italia.

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