Giungiamo così al termine del primo mese di guerra per l’Italia, che aveva riportato risultati ragguardevoli. In questi giorni di cento anni fa i nostri soldati, sul fronte trentino, occupavano la Punta Tasca, nei giorni successivi gli austriaci tentavano ancora di attaccare le posizioni conquistate dagli italiani e venivano costantemente respinti. Sul fronte orientale i nostri avevano superato il basso Isonzo per stabilirsi a Gardisca e a Monfalcone, e come abbiamo visto nella scorsa puntata il Monte Nero era diventato nostro. Al fronte serpeggia il buonumore tra i soldati, un’agenzia Stefani riferisce che “L’Austria fa oggi una disperata difesa sulla linea dell’Isonzo, minuziosamente preparata  con tutti i più moderni mezzi bellici […]. Lo spirito combattivo delle truppe deve talvolta essere frenato, tanto è l’entusiasmo per l’attacco nonostante le gravi perdite subite e il pericolo gravissimo. In alcuni punti le due linee sono a così breve distanza che gli austriaci possono abbandonarsi a stolte invettive contro i nostri”.

Moltissimi sono gli eventi di questi giorni di cento anni fa, impossibile riepilogarli tutti qui. Questo lavoro, lungi dall’essere l’ennesimo riepilogo dei fatti (a quello pensano gli storici), vuole focalizzare l’attenzione su alcuni aspetti e personaggi di questo epocale avvenimento storico. La vicenda di Leopoli ci interessa, vediamo. Nel giugno del 1915 le armate degli Imperi centrali sfondano le linee russe in Galizia, i russi sono in ritirata, Leopoli viene evacuata e il 22 giugno torna in mani asburgiche. Per gli Imperi centrali è una vittoria importantissima, il 26 giugno il Generale russo Sukhomlinov, Ministro della Guerra, si dimette e viene sostituito da Polivanov. Dell’argomento si occupa anche Benito Mussolini su Il Popolo d’Italia, che il 24 giugno scrive: “La ripresa di Leopoli dev’essere esaminata e considerata senza cadere negli eccessivi e imbecilli pessimismi – nei riguardi dell’Italia – di coloro che essendo germanofili ostinati, se pure clandestini, conferiscono a questa vittoria degli austro-tedeschi nello scacchiere orientale un carattere definitivo e quasi conclusivo della guerra. Il che è … semplicemente assurdo. Ma non bisogna nemmeno cadere nell’eccesso opposto e svalutare completamente questo avvenimento che i fogli tedeschi – compresi i socialisti – celebrano con molta esultanza non del tutto ingiustificata”. Mussolini quindi fa un’analisi, da tre diversi punti di vista: quello militare, quello politico e quello morale. Vediamo il primo: “dal punto di vista militare – scrive – tutti i critici militari concordano nello svalutare l’importanza della conquista di Leopoli. Prescindendo dagli enormi sacrifici di uomini che l’avanzata in Galizia è costata alla Germania – non meno di trecentomila sono i soldati messi fuori combattimento – è un fatto che il colpo mortale ai russi non è stato, non sarà più vibrato. L’esercito russo – osserva il direttore de Il Popolo d’Italia – non si è sbandato, non è stato disperso dall’irrompente furia della famosa ‘falange’, ma si è ritirato ordinatamente, con movimento regolare. Occupata Leopoli, sgombrata totalmente la Galizia dai russi, il problema austro-tedesco sullo scacchiere orientale non è affatto risolto. I tedeschi inseguiranno i russi oltre le riconquistate frontiere dell’Austria? Può darsi. Ma se tale è il piano dello Stato Maggiore germanico, non è evidente che a un dato momento i russi riconquisteranno – quasi automaticamente – la preponderanza? Oppure i tedeschi si limiteranno a presidiare validamente  la Galizia, seppellendosi nella terra come hanno fatto in Francia? È verosimile. Ma riusciranno – nell’intervallo breve di tempo necessario perché l’esercito russo sia messo in grado di riattaccare – riusciranno i tedeschi a trincerarsi solidamente? E se questo è difficile per non dire impossibile, è chiaro che la semplice difensiva austro-tedesca in Galizia richiederà un vasto contingente di uomini, e che il progettato spostamento di grandi forze dall’oriente all’occidente e al sud rimarrà un pietoso desiderio, finché incomba vicina, o anche lontana, la minaccia della controffensiva russa. Dal punto di vista militare, dunque, la riconquista della Galizia è priva di conseguenze”. Quindi Mussolini esamina l’aspetto politico, rilevando come certamente l’episodio è importante dal punto di vista del “prestigio interno” di Austria e Germania, ma rilevando altresì come “se l’Austria riguadagna oggi i vecchi confini lo deve alla Germania”, che si è sottoposta “a sacrifici enormi”. Dal punto di vista morale, infine, Mussolini sottolinea l’importanza dell’ “entusiasmo già straripante di Berlino e di Vienna. D’altra parte rileva anche come nel frattempo a Londra “si lancia il nuovo prestito di venticinquemila milioni” che “denota l’irremovibile proposito inglese di continuare la guerra fino alla distruzione totale del militarismo prussiano”. In un articolo del 25 giugno, Mussolini torna sull’argomento e titola: “La guerra comincia ora…”: questa deduzione – che si rivelerà esatta – giunge dal già citato prestito inglese e anche dal fatto che l’Inghilterra posticipa le elezioni al dicembre 1916, il che lascia prevedere “un altro inverno di guerra”. Il pezzo si chiude con queste parole: “Leopoli torna austriaca, ma Trieste fra poco sarà italiana. L’Austria-Ungheria riguadagna i suoi confini al nord, ma li perde al sud. Il pericolo evitato da una parte, si presenta dall’altra. Dopo la valanga slava, l’irruzione italiana. La guerra incomincia ora…”. 

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