PORDENONE. Pan e vin e la ricetta del vin brûlé sono stati sdoganati dai confini locali e sono volati sino in Spagna. Merito di Anna Mayer e del suo blog Annalibera. Lei, Anna, è una pordenonese di 42 anni che da 18 vive in Galizia, nel nord del Paese.

Qui si dedica da cinque anni «alla cucina in senso lato – spiega –. A me piace definirmi come interprete culinaria: spiego la cucina di altrove qui e la cucina di qui altrove». Ma a Pordenone ha le radici ben piantate, tanto che nel suo blog annalibera.com, il 5 gennaio scorso, è apparso il post dal titolo “El vin brûlé del pan e vin”.

Anna è arrivata in Spagna quando aveva 24 anni. «Non è stata una decisione presa molto consapevolmente, all’inizio era un periodo di prova, e poi una cosa ha portato alla successiva – confessa –. Mi piace tornare a Pordenone ogni tanto in visita, e vorrei poter rientrare più spesso, ma non mi vedo, per ora, a tornarci stabilmente. In Italia mi sento straniera a causa del marcato accento spagnolo che ho acquisito in questi anni e anche nella grammatica, ormai, faccio molti errori. La mia vita per adesso è qui, in Spagna, dove ci sono il mio compagno e i miei figli, orgogliosamente itagnoli».

Ma Anna non è sempre stata insegnante di cucina e blogger culinaria. Arrivata in Spagna, per otto anni, è stata insegnante di inglese e italiano. Ma, dopo questo periodo, ha capito che poteva insegnare anche un’altra cosa che le piaceva molto: cucinare. «Ho messo insieme le mie abilità, ed ecco Panepanna», ha spiegato.

Panepanna è l’altro blog che Anna gestisce con ricette (anche della cucina italiana, ma non soltanto), curiosità, domande sulla cucina.

«La cucina italiana, e non è per ripetere luoghi comuni, è veramente apprezzata e allo stesso tempo maltrattata – sottolinea –. C’è spazio quindi per comunicare, diffondere, insegnare. Oltre alle lezioni di cucina offro assieme a Jorge, il mio compagno, servizi al turismo per chi visita la Spagna (Andalusia e Galizia in particolare, ma abbiamo lavorato pure con le Asturie e Barcellona) per offrire un’esperienza più autentica intorno al cibo. Proponiamo al turista di andare oltre le guide turistiche e visitare produttori di vino o di formaggio, locali un po’ fuori degli schemi, allevamenti ecologici. Ci dirigiamo soprattutto al mercato di lingua inglese, Australia e Stati Uniti, ma non mancano gli italiani».

Ma anche se da parecchi anni vive lontano dalla sua casa, Anna mantiene le sue radici del Friuli occidentale. «Vivo in Galizia e mi sento a casa – sottolinea –. Niente di più lontano dallo stereotipo della Spagna calda e solare: è molto più simile alla campagna pordenonese».

E sebbene confessi che i suoi genitori «spesso mi raccontano cose di casa di cui io ormai non so proprio niente», non dimentica che il 5 gennaio, tradizionalmente, nel Nordest si brucia il falò (a Pordenone comunemente chiamato pan e vin) e si sorseggia del caldo vin brûlè. In spagnolo si chiama “vino especiado” e chissà che un giorno queste tradizioni non attecchiscano anche in Spagna, grazie a una pordenonese.

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