“COME CAVALLI CHE DORMONO IN PIEDI” DI PAOLO RUMIZ

“Come cavalli che dormono in piedi”, di Paolo Rumiz, (Feltrinelli, pp. 272, 18 euro) è il racconto di un viaggio in treno, di molti viaggi in treno. Il narratore parte per la Galizia: che prima nel 1914 e poi nel 1915 fu teatro di pesantissimi combattimenti fra russi e austro­ungarici. Lì scorre il primo sangue della grande guerra. Lì il narratore raccoglie le prime voci che vengono dalle piccole luci dei cimiteri polacchi dove le tombe si lucidano sino a farle brillare. E quelle voci si sommano alle altre che progressivamente Rumiz raccoglie: i tedeschi, gli italiani, gli austriaci sembrano parlare la stessa lingua della morte subita. E quei cimiteri si rivelano abitazioni create per l’eterno. Sul treno che lo riporta in Italia dalla Polonia il narratore fatalmente smarrisce il quaderno degli appunti. Quella perdita gli stringe il petto come una morte. Vi legge con nettezza il rischio della perdita della memoria storica che è di fatto il segno più luttuoso a cui noi fragili umani siamo esposti. Per fortuna arrivano come benedizione i nuovi racconti orali, l’aprirsi delle cassapanche dove le famiglie tengono come preziosi cimeli i diari, gli appunti, le cartoline, gli effetti personali di chi non è più. Da quei racconti la memoria risospinge il racconto in Russia, in Ucraina, a Leopoli, là dove si destano le rimembranze di alpini passati dalla guerra alla rivoluzione leninista. (Red)

 

 “BENEDETTI ITALIANI!”: SPERANZE E CLICHÈ DEL BELPAESE

Degna erede del Rinascimento oppure arena mediatica delle avventure di Silvio Berlusconi? In che direzione sta andando l’Italia? Sta davvero andando alla deriva? E se così, può ancora risollevarsi? Con l’ironia del giornalista di professione, Alberto Toscano, in “Benedetti italiani!” (Della Porta, pp. 315, 16 euro), passa in rassegna i cliché del nostro Belpaese: la pasta, la Vespa, Cinecittà. Vi aggiunge il rigore dello storico nell’interpretare le vicende di un popolo unificato da “solo” un secolo e mezzo. A Parigi, dove ha passato trent’anni e dove collabora con i principali gruppi radiotelevisivi, i media hanno definito Toscano “il più francese dei giornalisti italiani”. Da questo osservatorio privilegiato l’autore racconta un’Italia dai mille volti, quello della mafia, dell’emigrazione, del bunga bunga, degli anni di piombo, di tangentopoli, e cerca di rispondere alla domanda che tante volte si è sentito rivolgere all’estero: a cosa serve un italiano? (Red)

 

 “COINCIDENZE”, I VIAGGI IN TRENO DI TIM PARKS

 “Ho visto l’Italia per la prima volta dai finestrini di un treno.” Così comincia “Coincidenze. Sui binari da Milano a Palermo” (Bompiani, pp. 352, 19 euro), una strana avventura di Tim Parks, in un libro che non è “un libro di storia” e “non propriamente un libro di viaggi”. È piuttosto l’omaggio di uno scrittore inglese che da molti anni vive in Italia e per il quale le strade ferrate, a forza di vagabondare in lungo e in largo per il Belpaese, sono diventate una seconda famiglia. Ne emerge un ritratto dell’Italia divertente e pungente, tra aneddoti e malintesi, paesaggi meravigliosi e contrattempi e ritardi. Un’avventura tutta da leggere, per chi ama l’Italia, per chi ama (o deve) viaggiare in treno. (Red)

 

 LA RIFORMA PSICHIATRICA IN “LA REPUBBLICA DEI MATTI”

Nel 1961 Franco Basaglia assume la direzione del manicomio di Gorizia; nel 1978 la legge 180 decreta la chiusura definitiva dei manicomi in Italia. La battaglia per la riforma radicale dell’assistenza psichiatrica fu innescata dal rifiuto di pochi medici e amministratori locali di avallare gli orrori di una realtà spesso paragonata ai lager nazisti. Dal lavoro concreto per l’umanizzazione di un istituto meramente repressivo nasce una riflessione culturale e politica di vasta portata sui meccanismi dell’esclusione sociale e sull’idea stessa della malattia mentale. Conclusa l’esperienza pionieristica di Gorizia, gli psichiatri radicali incontreranno a Trieste, Parma, Perugia, Reggio Emilia, Arezzo e in tante altre città italiane una nuova generazione di amministratori capaci di rischiare per le proprie convinzioni. La società pare ormai disposta a riaccogliere gli esclusi; l’abolizione del manicomio diventa davvero possibile. John Foot, in “La Repubblica dei matti” (Feltrinelli, pp. 392, 22 euro), ricostruisce questa complessa vicenda con rigore storico, documentando non solo i successi e i fallimenti ma anche le feroci controversie (esterne e interne) che inevitabilmente l’accompagnarono. E che ancora non si sono spente. (Red)

 

 “OMICIDI SULLA SENNA”: LE INDAGINI DI JO DESPREZ

A Parigi è inverno e il Natale si avvicina come uno spettro. Nel cuore della notte, davanti al leggendario 36 Quai d’Orsay (la sede della polizia criminale parigina), una barca scivola sulle acque della Senna. La polizia fluviale scopre a bordo un corpo avvolto in un lenzuolo bianco. La vittima è una giovane donna, bella, elegante, non identificata. Iniziano le indagini, e in primo piano c’è un uomo, Jo Desprez, il capo della polizia, sollecitato anche sul piano personale: la vittima aveva con sé il bigliettino da visita di una sua amica, una delle profumiere più celebri di Parigi. Non è un omicidio isolato. Ad esso ne seguono altri e identica è la modalità, identica la bellezza delle sfortunate, identico il luogo del ritrovamento: la Senna. Il fiume simbolo di Parigi pare aver perso la sua luce ed essersi trasformato in un vestibolo del regno delle ombre. Tutto questo è “Omicidi sulla Senna” (Bompiani, pp. 464, 19 euro) di Ingrid Astier. (PO / Red)

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