Aug
11
Il canale di Sicilia si trasforma ancora una volta in una tomba per uomini, donne e bambini che scappano da guerre e disperazione: l’ennesimo naufragio di migranti – ormai se ne conta quasi uno a settimana – è avvenuto a una quarantina di miglia dalla Libia, non molto lontano dal punto dove il 5 agosto scorso è affondato un barcone con a bordo oltre 600 persone, almeno duecento delle quali sono finite in fondo al mare.
Stavolta i dispersi – dunque probabilmente morti – potrebbero essere almeno 50, secondo il racconto fatto dagli stessi sopravvissuti agli uomini della Marina Militare che li hanno soccorsi e salvati. Il gommone su cui viaggiavano, hanno detto, era partito nella notte dalla Libia ma a un certo punto della navigazione ha iniziato a sgonfiarsi. Un problema non nuovo visto che ormai da mesi i trafficanti di uomini che operano sulle coste libiche utilizzano gommoni monocamera, con un fondo formato da un paio di assi di legno e nient’altro.
Bare galleggianti che vengono riempite di 100-120 migranti per viaggio, con un motore 40 cavalli e due taniche di benzina: basta una scintilla di sigaretta, un oggetto appuntito che struscia, anche involontariamente, sul galleggiante, e il disastro è fatto. Il gommone va a fondo in pochi minuti. Così, probabilmente, è accaduto oggi e solo la prontezza degli uomini della Marina Militare ha consentito di evitare che di questi disperati non si sapesse nulla, come accaduto già altre decine di volte.
L’elicottero di nave Mimbelli, in perlustrazione nella zona, ha infatti avvistato il gommone in difficoltà e ha subito lanciato le zattere di salvataggio. Dal gommone non era partita alcuna chiamata di soccorso, forse perché nessuno a bordo aveva un telefono satellitare. Gli uomini sull’elicottero, inoltre, hanno immediatamente lanciato l’allarme e in pochi minuti è arrivata in zona la nave Fenice, che aveva appena terminato un soccorso di altri 120 migranti. I marinai sono riusciti a recuperare 52 persone che, una volta a bordo, hanno raccontato la loro storia. «Eravamo un centinaio sul gommone, molti sono dispersi».
Le ricerche nella zona al momento non hanno dato però alcun esito: né altri vivi né i corpi dei presunti dispersi sono stati individuati e recuperati. Sia i 120 migranti soccorsi in mattinata sia i 52 superstiti sono stati successivamente trasferiti su due motovedette della Guardia Costiera partite da Lampedusa, dove rientreranno a tarda notte. Al momento, non viene segnalata la presenza di altri barconi: le condizioni del mare, agitato con venti forza 5, sono in peggioramento e non dovrebbero migliorare prima di venerdì. È dunque probabile che, per 24-48 ore, i viaggi della morte subiranno un rallentamento.
Ieri erano stati oltre 1.500 i migranti tratti in salvo nel corso di 7 distinte operazioni di soccorso, a largo delle coste libiche, coordinate dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera a Roma del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
I migranti si trovavano a bordo di 4 gommoni e 3 barconi. Due gommoni – per complessivi 230 migranti – sono stati recuperati dalla Nave Phoenix, che ha poi imbarcato ulteriori 125 migranti, precedentemente tratti in salvo dalla Nave Le Niamh della Marina Militare Irlandese.
Un barcone, con a bordo 345 migranti, è stata soccorsa da Nave Fiorillo CP 904 della Guardia Costiera mentre 77 migranti a bordo di un gommone sono stati recuperati da Nave Fenice della Marina Militare che li ha poi trasbordati su Nave Calabrese della Guardia di Finanza.
L’ultima operazione ha infine riguardato 775 migranti (di cui 539 uomini,196 donne e 40 minori), a bordo di due barconi recuperati da Nave Mimbelli della Marina Militare e successivamente trasferiti su Nave Le Niamh e su Nave Poseidon della Guardia Costiera Svedese inserita nel dispositivo Triton, con l’ausilio di due motovedette della Guardia Costiera di Lampedusa, le unità CP 319 e CP 312 quest’ultima inserita nel dispositivo Triton.
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