Dalla multa alle offese, il caso Lau esplode


Venerdì 12 Giugno 2015 11:27

galizia lauPotrebbe avere strascichi giudiziari la vicenda della multa presa e non pagata da Rosanna Lau. Non per il fatto in sé, in via di soluzione visto che la delegata del sindaco al mercato ha assicurato che provvederà a pagare la sanzione dimenticata nel giacchetto, ma per un’offesa sessista apparsa tra un commento e l’altro ad un post pubblicato sul proprio profilo Facebook da Andrea Palmieri, delegato all’attuazione del programma elettorale, che esternava la sua indignazione per l’articolo dedicato alla vicenda da un quotidiano locale.

Già ieri la deputata del Pd Marietta Tidei chiedeva un intervento del sindaco Antonio Cozzolino per la gravità dell’insulto, secondo alcuni rivolto ad una politica locale, anche se l’uso del condizionale è d’obbligo perché ci sono smentite. La politica in questione sarebbe Simona Galizia, ex assessore, candidata al consiglio comunale alle ultime amministrative e ora coordinatrice del Nuovo Centrodestra. L’offesa è irripetibile per quanto è volgare. “Ho scritto ‘pagate!’ riferendomi alla multa e poco dopo è arrivato l’insulto, rivolto a me, visto che ero l’unica donna a scrivere”, sostiene Galizia, che sta pensando di sporgere querela. Tutto falso, però, secondo Lau, che in un altro post, qualche ora più tardi, scrive che la frase incriminata non era riferita a lei, ma ad un’amica che Galizia non legge in quanto l’ha bloccata su Facebook. Probabilmente sarebbe tutto finito lì se, nello stesso commento, Lau non avesse aggiunto “vedo che ha la coda di paglia”. Mentre ci si divide tra chi è scandalizzato per il livello raggiunto dalle discussioni tra personaggi pubblici e chi sostiene che i problemi di Civitavecchia sono altri, chi ne fa una questione di principio e chi è convinto che sarebbe meglio tenersi alla lontana dai social network perché ormai si sono trasformati in un ring senza regole, nella vicenda interviene il figlio della delegata al mercato con una lettera inviata al Trcgiornale. Davide Luciano definisce ridicola la vicenda della multa, si chiede cosa abbia spinto Galizia a ritenere l’insulto rivolto direttamente a lei e si dice basito di fronte alla presa di posizione della deputata Tidei.
“Lungi da me dal voler fare l’avvocato difensore di mia madre (che, anzi, il più delle volte viene sonoramente “cazziata” dal sottoscritto – scrive Davide Luciano – ma vista l’immondizia che sta piovendo sulla mia famiglia (o quello che ne resta) da parte di “autorevoli” testate telematiche locali e da “illustrissime” politicanti, forse è il caso d’intervenire. Mi fa piacere leggere che la Galizia (ma chi è? chi la conosce?) si sia sentita così tanto offesa da una frase (sicuramente forte) scritta su un social network, ma mi chiedo cosa l’abbia spinta a ritenerla direttamente rivolta a lei. Ci sono vari commenti e nulla che possa far pensare che quella frase fosse riferita a tale Simona Galizia. Resto altresì basito nel leggere la “durissima” presa di posizione da parte di Tidei figlia (non scrivo “onorevole”… per me nessuno è minimamente meritevole di tale aggettivo, tantomeno la suddetta Tidei figlia) che, rivolgendosi alla vostra testata, strumentalizza un fatto che poggia le sue basi sul nulla cosmico”. Il figlio della delegata annuncia che se questa storia dell’offesa sessista non finirà sarà lui a querelare. “Da parte mia – scrive Davide Luciano – posso solo assicurare che la pazienza è finita e, da ora, sarò io a passare a querele varie nei confronti di tali “signore”, se questa buffonata del “commento sessista” andrà avanti… Capisco la tensione delle due “signore” (specialmente una) visto che s’inizia a sentire “rumore di manette” (cit.) ma a tutto c’è un limite. E non voglio nemmeno entrare nel merito della vicenda del biglietto e della multa, perché è talmente ridicola che non merita ulteriori considerazioni (ho già espresso il mio parere sulla pagina del sindaco)”. La lettera termina con una considerazione del figlio della delegata: “Sapevo che questa città faceva schifo, ma non immaginavo minimamente quanto”. Fine del round.

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