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È morto all’età di 106 anni il regista portoghese Manoel de Oliveira.
Terzo figlio di un industriale di passamanerie, studiò in Galizia presso i Gesuiti. A vent’anni cominciò a fare sport e corse automobilistiche fino al 1940, che gli diedero una certa notorietà. Negli anni trenta del XX secolo cominciò a girare documentari e il primo film. Refrattario al regime salazarista, negli anni quaranta e fino ai primi cinquanta si occupò di viticultura e dell’azienda del padre.
Nel 1955 va all’Agfa, in Germania, a studiare l’uso del colore. Gli anni novanta sono stati per lui fruttuosi e prolifici, e de Oliveira ha utilizzato il cinema in piena libertà, senza mai abbandonarne le radici letterarie. “Il teatro – ha detto – è un’arte, ma il cinema non è che un mezzo per fissare ciò che si recita davanti alla macchina da presa”.
Nel 1985 e nel 2004 ha vinto due Leoni d’Oro alla carriera alla Mostra internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, e nel 2008 la Palma d’oro alla carriera al Festival di Cannes.
Tra i suoi più importanti film c’è il capolavoro Francisca (1981), ultimo atto di una tetralogia composta da Passato e presente (1971), Benilde e la vergine madre (1974) e Amore di perdizione (1978).
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