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Cento anni fa in Italia ancora non sparavano “i cannoni d’agosto”, perché entrammo in guerra il 24 maggio 1915, ma non dobbiamo dimenticare che fin dall’estate 1914 furono mandati a combattere (e a morire) sul fronte russo migliaia di soldati di lingua italiana (o ladina) delle province di Trento, Trieste e Gorizia, arruolati nell’esercito austriaco. In Trentino, su una popolazione che superava di poco le 350mila unità, almeno 200mila persone dovettero abbandonare le loro case. «Un numero impressionante – citiamo il direttore della Fondazione museo storico di Trento, Giuseppe Ferrandi – che assomma ai soldati i profughi: i 55mila maschi abili inviati dall’Impero austro-ungarico per lo più sul fronte orientale, ai quali vanno aggiunti i circa 700 volontari che confluirono nell’esercito italiano, i 75mila profughi destinati alle regioni più interne dell’Impero, in Boemia, in Moravia, e i 30mila trasferiti in Italia, dal Piemonte alla Sicilia».
Per la comunità ladina la Grande Guerra – la «Gran Vera» nella parlata locale – è stata il punto di non ritorno rispetto a un passato plurisecolare che la collegava al mondo mitteleuropeo. Nel quadro delle iniziative promosse dalla Provincia autonoma di Trento per il centenario della Prima guerra mondiale, con il patrocinio del Comun General de Fascia e dell’Apt Val di Fassa, il comune di Moena, l’Istituto culturale ladino e l’Associazione culturale “Sul fronte dei ricordi” hanno realizzato una esposizione tematica sul conflitto del 1914-18 con particolare riferimento al fronte austro-russo e alla guerra in alta montagna sulle Dolomiti di Fassa e Fiemme, per ricordare non solo gli eventi bellici, ma anche il loro impatto sulle popolazioni locali. Ideatori e curatori sono Michele Simonetti Federspiel e Mauro Caimi, entrambi conservatori onorari del Museo ladino di Fassa.
La mostra, ospitata negli ampi spazi del Teatro Navalge messi a disposizione dal Comune di Moena, si articola in quattro sezioni dove si alternano diorami scenografici, vetrine tematiche, pannelli didascalici, foto d’epoca e gigantografie, per una superficie espositiva di circa 500 metri quadrati. Inaugurata il 13 luglio, la mostra è aperta tutti i giorni e continuerà fino al settembre 2015. Biglietto intero 5 euro, ridotto 3 euro, famiglie 10 euro. Contatti: ufficio Perle Alpine di Moena, tel. 0462-565038, e-mail perla@moena.it; comune di Moena, tel. 0462-573141, e-mail segreteria@comune.moena.it; Museo Ladin de Fascia, tel. 0462-760182, e-mail museo@istladin.net; prenotazioni: ufficio Apt Moena, tel. 0462-609770, e-mail infomoena@fassa.com.
Il percorso espositivo si apre con «Galizia 1914», la prima sezione tematica dove la guerra in Galizia (regione storica dell’Impero austro-ungarico, oggi divisa tra la Polonia sud-orientale e l’Ucraina occidentale) viene rivissuta attraverso i quadri dei «Kriegsmaler», i pittori di guerra austriaci. Il capo ufficio stampa del Comando Supremo austriaco, Max Ritter Von Hoen, aveva intuito che l’arte poteva avere un ruolo importante nel conflitto. Le condizioni di vita e l’esperienza in battaglia andavano assumendo dimensioni nuove e sconosciute: illustrarle avrebbe dunque rafforzato lo spirito patriottico e di sacrificio della nazione. Fu così che venne istituito un «Kunstgruppe» (gruppo artistico) i cui membri ricevevano lo status di “pittori e scultori di guerra”. Muniti di speciali lasciapassare per l’accesso al fronte, gli artisti in divisa e con il grado di ufficiali iniziarono a produrre un consistente numero di opere, destinate a essere presentate nelle mostre di guerra delle città dell’Impero o anche in paesi neutrali. A Moena sono esposte accurate riproduzioni dei quadri relativi al fronte galiziano. La sezione è corredata da cartine e immagini d’epoca. In un mondo di immagini fotografiche in bianco e nero, l’emozione della pittura a colori, permetteva – e permette – di cogliere più da vicino i molti aspetti dell’immane tragedia.
Nella seconda sezione intitolata «La trincea» la mostra propone la ricostruzione di camminamenti, postazioni, grotte e diorami che fanno rivivere l’atmosfera della trincea. Il punto focale della sezione è il diorama di un assalto in alta montagna, con una maxiproiezione di scene di guerra sullo sfondo: dalla balconata del teatro, trasformata in punto di osservazione, il visitatore può vedere in primo piano i reticolati cosparsi di oggetti di assalti precedenti e dietro alcuni soldati italiani in posizione di attacco. Di lato, un soldato austriaco in difesa arrampicato sulle rocce; sul fianco un altro punto di vista sull’azione.
«Dolomiti 1915» è il tema della terza sezione. Ancora oggi le Dolomiti ladine rappresentano la scenografia di un campo di battaglia, in buona parte recuperato e visitabile: le Alte Vie Bepi Zac e Federspiel, il Fango e Cima Bocche, il Lagorai sono diventate dei sentieri di pace sul fronte della Grande Guerra, che vide scontrarsi in alta quota per più di tre anni i combattenti di opposti eserciti. Le uniformi e i cimeli della collezione Simonetti Federspiel-Caimi, oggi conservati presso il Museo ladino di Fassa, sono una straordinaria raccolta e una testimonianza unica. Nella mostra sono esposte una ventina di uniformi, sia di parte austriaca, sia di parte italiana, affiancate da vetrine con reperti della guerra in montagna, pannelli illustrativi con le testimonianze dei combattenti, foto d’epoca e testi didascalici su eventi e situazioni del fronte e delle retrovie.
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Arte, Ufficio Stampa, Ernst Friedrich, Mauro Caimi, Polonia, Bepi Zac Vie, Federica Cavallin, Kunstgruppe, Trento, Cima Bocche, Michele Simonetti Federspiel, Giuseppe Ferrandi, Max Ritter Von Hoen, Albin Egger-Lienz, Dolomiti, Galizia, Perle, Gran, Apt Moena, Fassa
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