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FASANO – “Chi è l’artista? L’artista è colui che riesce a dare alle idee e ai sogni forma reale”: con queste parole la docente Maria Acquaviva ha introdotto la figura del pittore concittadino Michele Galizia, ricordato ieri pomeriggio, 8 maggio, nell’ultimo appuntamento della rassegna “I giovedì culturali: omaggio alla cultura fasanese”, organizzata dalla locale Università del Tempo Libero nella sala di rappresentanza del Palazzo municipale.
Dopo i consueti saluti del presidente dell’Utl, Antonio Carbonara, e dell’assessore alla pubblica istruzione, Renzo De Leonardis, la prof.ssa Palmina Cannone ha ripercorso la biografia dell’artista: Michele Galizia nacque a Fasano proprio l’8 maggio (ieri avrebbe compiuto 91 anni) 1923; figlio di Berardino, noto ebanista e disegnatore scomparso prematuramente, visse le sue giornate con la madre sacrestana nella chiesa del Purgatorio: lì creò un piccolo studio e, all’età di 10 anni, produsse il primo ritratto del padre, una testimonianza precoce della sua vocazione artistica.
Il giovane pittore fu, dopo la guerra, pioniere della vita culturale fasanese: è del 1945 la sua mostra nel palazzo della Democrazia Cristiana, alla quale aderì convintamente, e negli stessi anni collaborò con Peppino Mancini per la promozione del teatro in città. Sposò Maria Greco ed ebbe 4 figli: Ignazio, Ernesto, Bernardo e Maximiliano (questi ultimi due presenti all’evento). Dopo aver ricevuto la Laurea honoris causa dall’Accademia mondiale degli artisti e dopo essere stato nominato Cavaliere della Repubblica, si dedicò a pregevoli opere architettoniche: per citarne alcune, progettò la fontana della Rosa dei Venti di Taranto, realizzò i dipinti sacri della chiesetta di Pezze Vicine, allestì gli interni della Polimedica (la quale struttura, poi, pubblicò il volume “Ulivi: arcane opere di Dio scultore” per raccogliere 77 schizzi dello stesso pittore).
Michele Galizia fu sempre attaccato alla sua terra natale e dal paesaggio fasanese traeva ispirazione, modelli, colori e poeticità: come detto, sono tantissimi i quadri (ma anche gli abbozzi) che riguardano la natura e, in particolare, gli alberi secolari e la piana olivetata, per cogliere il “contorsionismo” e la rugosità dei tronchi e il ricco patrimonio di storia del territorio. Per mostrare l’orgoglio delle sue origini, il pittore era solito firmarsi con il nome dialettale, “Mcail”, e così fu conosciuto prima e dopo la sua morte, avvenuta nel 1993.
La prof.ssa Acquaviva e Maximiliano Galizia hanno rievocato il percorso artistico ed affettivo del pittore e dell’uomo: il presidente dell’Utl Carbonara, dunque, ha detto che sarebbe opportuno istituire a Fasano una pinacoteca, per far sì che le opere di Michele Galizia, ma anche di altri artisti concittadini, convengano in un solo posto e restino un pezzo di storia concreta da tramandare ai posteri.
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