24 Settembre 2013

di Francesca Manuzzi


Le vergini medievali di Uma Wang

Su un sentiero antico, in fila e avvolte dal silenzio rotto dal rumore delle onde che si infrangono sulle costiere della Galizia. Come in un pellegrinaggio, forse verso il santuario di Santiago di Compostela, sfilano le vergini dalla purezza medievale tratteggiate da Uma Wang, alla sua prima sfilata nel calendario ufficiale di Milano moda donna. Una castità eterea ma allo stesso tempo concreta, che si esplicita nelle tuniche dai volumi ampi e leggeri ma percorse da drappeggi scultorei o negli abiti in seta lavorata effetto carta. Tessuti grezzi tagliati a vivo delineano la silhouette dei coat dai ricami floreali o percorsi da polka dot, contrapposti ai maxi-dress dalle trasparenze delicate. Perché tutto, come afferma la designer nel backstage del suo show: «Parte dai materiali. Ho una passione in particolare per i finissaggi, che per me sono l’inizio nel dare vita a una collezione. Tutto è interamente prodotto in Italia». Un contrasto tra finito e non finito si innesta nei dress in seta dalla doppia lavorazione, tanto pulita e precisa nella parte superiore quanto stropicciata e apparentemente caotica oltre il seno. Una femminilità d’artista che la designer di Shanghai pennella delicatamente nelle tonalità polverose del celeste e dell’ecru per poi virare verso il nero, pur nelle sue sfumature più sbiadite.

Giudizio. L’immaginario di Uma Wang affascina nella sua complessa semplicità. Un esordio che merita di essere affinato ma che di certo rappresenta un ottimo inizio per la designer cinese. Che si prepara a conquistare la fashion community internazionale. (riproduzione riserva

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