di Francesco Vigato

VIGHIZZOLO D’ESTE. «Basta, mollo tutto e me ne vado ». Alzi la mano chi non l’ha mai detto, o anche solo pensato. Magari in un periodo difficile, dove tutto sembra così frenetico e monotono.

Cristian Bruscagin, trentacinquenne di Vighizzolo d’Este, l’ha fatto sul serio. Zaino, tenda e sacco a pelo sulle spalle. Destinazione Santiago de Compostela, storica meta di pellegrinaggio. Meta che sta in Galizia, la più estrema delle regioni atlamtiche della Spagna. Un percorso spirituale che il disk jockey e personal trainer ha voluto intraprendere in solitudine lo scorso 19 marzo, dalla sua casa di via Vivaldi 28, con diciotto chili sulle spalle e solo qualche soldo in tasca, giusto per pagare le razioni quotidiane di pane e Nutella. Scelta coraggiosa, dettata dalla voglia si misurare se stesso con il mondo. Anche perché la tenacia a Cristian non gli è mai mancata. Nel mondo del lavoro, per esempio, ha dovuto superare qualche difficoltà, come la chiusura della sua ditta di impianti elettrici per colpa della crisi, dopo aver lasciato un buon impiego da tecnico riparatore di bilance di precisione.

Negli ultimi due anni Cristian si è fatto conoscere grazie al karaoke e alle collaborazioni con le palestre di Monselice e Saletto. La partenza per Santiago, però, l’ha organizzata nel giro di una settimana. Una settimana soltanto, folgorato sulla via di San Giacomo.

«Ho deciso di andare senza pensarci troppo. Ormai sono in viaggio da più di 80 giorni» racconta “il Bruska”, che tiene informati gli amici tramite la sua pagina Facebook (www.facebook.com/bruska78). «Avevo bisogno di fare questa esperienza perché ero stanco di dipendere sempre e solo dal tempo, dalla routine. Avevo bisogno di tornare ad apprezzare le piccole cose. Sono partito da casa con il satellitare Gps e un telefonino. Li ricarico con un pannello solare che ho acquistato prima della partenza, anche se nei giorni di pioggia non funziona. Scatto le foto e le condivido sui social network per interagire con gli amici». «In più» confida il viandante d’altri tempi «sto tenendo un diario che, al mio ritorno, vorrei diventasse anche un libro».

Il Forrest Gump padovano, in quasi tre mesi di cammino, ha percorso circa 1100 chilometri, consumando già ben tre paia di scarpe. Montichiari, Genova, Nizza, Montpellier e Tolosa sono solo alcune delle città attraversate. Attualmente si trova a Lourdes, ultima meta prima del Passo del Somport sui Pirenei (1632 metri di quota).

Il “Cammino di Santiago” inizia poco dopo il confine con la Spagna, a Jaca. Prima, però, le tappe obbligate Canfranc e Villanua. Da lì, saranno le conchas e le flechas amarillas (conchiglie e frecce gialle) a indicare la via antica per Compostela. Grazie all’ospitalità di alcune famiglie italiane e francesi, Bruscagin è riuscito finora a rimediare pasti e docce calde. Per il resto, tante notti all’aperto, protetto da una piccola tenda igloo, montata qua e là, tra parchi e campi di patate. Il freddo e i crampi allo stomaco domati con le tecniche di sopravvivenza imparate nell’Esercito, il silenzio e la solitudine interrotti da urla liberatorie, unico sfogo in un percorso dove pazienza e perseveranza sono virtù indispensabili.

«Se nessuno mi ospita mangio scatolette di tonno, pane, Nutella e un po’ di frutta» continua il viaggiatore. «Ci vuole tanta forza d’animo, ma mi sto rendendo conto di quanto siamo fortunati ad avere tutte le comodità. Mi sono tornate utili pure le cabine telefoniche, ormai in disuso, per ripararmi dalle intemperie. Il momento più difficile? Qualche giorno fa, scendendo dalle montagne della Languedoc in direzione Tolosa, non riuscivo a trovare fontanelle pubbliche per poter bere. Ho dovuto suonare centinaia di campanelli per rimediare qualche bottiglia d’acqua».

Un viaggio per ritrovare la serenità e, probabilmente, pure la fede. «Non mi sento un buon cristiano ma questa esperienza mi sta insegnando il significato della preghiera. A Lourdes pregherò per tutte le persone che mi hanno dato una mano, e anche per quelle che mi hanno chiuso la porta in faccia. Santiago de Compostela è ancora lontana, ma mi sento profondamente cambiato. Voglio dedicare questo pellegrinaggio a mio padre Valerio, a Marina Granella, Matteo Rosante e Corrado Baretella. Non ci sono più ma li sento sempre vicini. Mi danno la forza per affrontare tutto».

Sul profilo Facebook di Cristian fioccano messaggi di incoraggiamento, poesie e canzoni, postate da amici ed estimatori. La madre Oriana, invece, lo aiuta con piccole somme versate nel suo conto corrente in caso di necessità. «Finora ho speso circa 2000 euro» aggiunge il dj, «tra andata e ritorno me ne serviranno altrettanti anche perché vorrei tornare a piedi o, mal che vada, in treno. Se qualcuno volesse contribuire il mio codice IBAN è IT08 B081 8662 4600 0001 5003 659. Ve ne sarei molto grato».

Cosa c’è nel futuro di Cristian, dopo Santiago? «Tornerò a fare la mia vita, l’animatore e l’istruttore in palestra. Più forte e sereno».

Su questo i suoi amici non hanno dubbi: già leggendo quotidianamente le sue riflessioni hanno capito benissimo che Cristian non è più la stessa persona di prima…

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