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di Paola Ronconi
11/03/2013 – Galizia, Spagna. A un’ora da Santiago c’è Ramirás, un piccolo paese di pochi fedeli. Anche qui è arrivata la notizia della rinuncia del Papa. E padre Santiago non si stanca di provocare i parrocchiani a capire le vere ragioni di Benedetto XVI
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La chiesa di San Pedro a Ramirás.
Galizia, provincia Ourense, un’ora di macchina da Santiago de Compostela. Terra contadina, dalla quale i giovani scappano in cerca di lavoro per tornarci qualche settimana in estate, e dove quindi la popolazione è composta soprattutto da anziani. Terra lontana (e non solo per i chilometri) da Roma, dal tormentone mediatico che in questi giorni stordisce col toto-papa. Padre Santiago Fernandéz Carballo è uno dei pochi sacerdoti di queste zone e nel comune di Ramirás divide le ore delle sue giornate tra messe, catechismo (quando c’è), funerali e battesimi (rari) di quattro parrocchie, 1.000 anime in tutto. In inverno capita che alla messa domenicale si presentino in quattro. L’ “economia” ecclesiastica vorrebbe unificare le parrocchie, e a ben ragione, ma «questa è gente che se va a messa, va solo nella “sua” parrocchia», vuoi anche per andare dai propri cari defunti, nell’attiguo cimitero.
Padre Santiago, prima di essere parroco di Ramirás, è stato dal 2009 al 2010 a Redecesio, una parrocchia alla periferia est di Milano. «Ero diacono e il mio vescovo mi mandò in Italia: “Vai e stai in parrocchia, impara il lavoro coi ragazzi in oratorio”. Il 16 aprile 2010 siamo andati col parroco, don Giuseppe Vergani, all’angelus in piazza San Pietro, per far sentire la nostra vicinanza al Papa nel periodo degli scandali sulla pedofilia. Molte giovani coppie avevano lasciato i figli dai nonni per stare a Roma mezz’ora… Lì ho capito l’importanza di quell’uomo per la mia vita, la mia vocazione e la vita della Chiesa».
Tanto che, una volta prete, quando lo assegnano a Ramirás, tra le prime cose che fa, appende in sacrestia una foto del Papa e una del vescovo. «Dopo l’Eucarestia, il Papa è il segno più evidente che Gesù è con noi e ci guida».
E ora che Benedetto XVI ha rinunciato ad essere la guida della Chiesa, anche qui come in tutte le parrocchie del mondo, hanno iniziato discorsi del tipo: “Ha fatto bene, perché è anziano”, o “Non ha retto agli scandali” come se la Chiesa fosse un’impresa. «Si fa fatica a far capire che quello che accade a Roma c’entra con la nostra vita». Così spostandosi in macchina tra le colline galiziane, padre Santiago va a dire ai suoi fedeli che la ragione per cui Benedetto si è ritirato è la stessa per cui il 16 aprile 2005 ha detto sì; che ha lasciato per lo stesso motivo per cui Giovanni Paolo è rimasto fino alla fine: seguire Gesù. Rosario prima delle messe, proiezioni di filmati sul Papa e una raccomandazione chiara ai suoi parrocchiani: «Non fatevi distrarre dai media che continuano ad analizzare, a pronosticare, a strappare dichiarazioni che allontanano da una posizione di attesa vera». Continua: «Con i bambini del catechismo abbiamo visto un film sulla vita di Giovanni Paolo II e il filmato sull’elezione di Benedetto XVI. Poi ho spiegato loro che siamo come un pastore con le sue pecore: ce n’è una, però, che ha un campanello che permette a tutte le altre di seguire il pastore senza perdersi. Quello è il Papa».
Momenti di scoraggiamento padre Santiago ne ha, magari quando qualche fedele si addormenta sulla panca. Poi capita che dopo essere andato in ospedale a trovare un’anziana colpita dal terzo ictus, incontri il marito, che sta portando la spazzatura nel cassonetto dell’immondizia. «Piangendo mi ha detto che l’ha commosso molto vedere il video del Papa, “Si vede che lei ci vuole bene”. Tante volte mi sembra che tu parli e loro non capiscono, ma per fortuna Gesù fa quello che vuole, nonostante la nostra poca fede. Ora vediamo cosa ci chiede col nuovo pontefice».
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