Messina – Nel proseguimento della nostra inchiesta, a seguito della quale, abbiamo già accennato circa le gravi responsabilità da parte dei due funzionari di Prefettura (il vice-prefetto Maria Gabriella Ciriaco e Grazia La Malfa) rinviate a giudizio per rivelazioni di atti d’ufficio, in due distinti procedimenti, in concorso con il Vincenzo Savasta, vogliamo qui rappresentare nel dettaglio quanto di grave emerso  a seguito del procedimento penale n.3950/2007, significando che i capi di imputazione contestati, non rispecchiano in nessun modo quanto di grave accertato dagli investigatori del  giudice Antonio Nastasi.
Il rinvio a giudizio dei due funzionari di Prefettura, rispetto al procedimento penale n.3950/2007, riguardava le rivelazioni da parte dei funzionari stessi, a Vincenzo Savasta di due denunce penali che l’attuale socia e componente del CdA della società investigativa “Il Detective” Daniela Corio, aveva sporto alla Procura della Repubblica di Messina, nella persona del pm Antonio Nastasi e solo per conoscenza al Prefetto e al Questore di Messina.
Infatti, per come accertato dagli investigatori del giudice Nastasi, emergeva che sin dall’insorgere delle controversie, qualsiasi atto d’iniziativa intrapreso dagli attuali amministratori Daniela Corio ed Emanuele Galizia, o dalla Prefettura medesima, veniva immediatamente rivelato alla controparte o addirittura venivano programmate e studiate, iniziative o strategie varie, tali da determinare l’esito finale di ogni vicenda.
Nel voler approfondire i fatti, solo in relazione a quanto emerso circa la rivelazione dei funzionari di Prefettura, a Vincenzo Savasta, delle due denunce prodotte dalla signora Corio, di cui si aveva l’obbligo di mantenere il segreto Istruttorio, a tutela della denunciante medesima, era dimostrato che le stesse non interessavano solo l’operato di Vincenzo Savasta, ma bensì nei confronti dei responsabili della KSM, che si aggiudicava impropriamente gli appalti della società “Il Detective”, dell’operato del Direttore dell’INPS di Messina, in occasione dell’assegnazione dell’appalto in essere sempre alla KSM del responsabile del CNR di Messina, sempre per il comportamento scorretto nell’assegnazione dell’appalto ancora alla KSM, nonché fatti relativi a una grave denuncia sporta da una Guardia Giurata del Detective, in relazione ad una aggressione subita con lesioni personali, sempre da una solita guardia giurata fedele alla controparte, che accusava il collega di essere vicino alla signora Daniela Corio. Addirittura l’aggressione era avvenuta in presenza di diversi testimoni.
Daniela Corio, inoltre in entrambe le denunce, lamentava la lentezza da parte della Prefettura di Messina, nell’espletamento dell’iter burocratico in corso relativo all’affitto d’azienda del Detective ad altra società che prevedeva la revoca della licenza al Salvatore Formisano. Daniela Corio concludeva che pur non volendo addebitare responsabilità personali al Prefetto e al Questore, appariva palese che nella vicenda i funzionari responsabili di vari settori, erano chiaramente schierati dalla parte avversa alla sua inducendo il Prefetto in errore.
L’interesse di Vincenzo Savasta, a conoscere immediatamente il contenuto delle due denunce, cosa che aveva avuto rivelato immediatamente dalle due funzionarie di Prefettura Dr. Ciriaco e La Malfa, era quello  di avere copia ufficiale delle stesse, da poter utilizzare al fine di dimostrare agli altri che Daniela Corio, era la responsabile di tali denunce.
In questa triste vicenda, chi ha sostituito nelle indagini il pm Nastasi, non ha voluto tenere conto delle responsabilità personali e penali del Prefetto, in prima persona.
Dal momento in cui, alla data dell’08.02.2007, riceve per conoscenza le due denunce inviate al pm Nastasi, senza ombra di dubbio di carattere penale, nelle quali tra l’altro viene avvisato dalla signora Corio Daniela che i suoi funzionari lo stanno inducendo in errore.
Ma il Prefetto cosa fa, molto impropriamente, lo stesso giorno che riceve tale denunce, le da proprio ai suoi funzionari vica-Prefetto Ciriaco e La Malfa, le quali nella stessa mattinata le rivelano a Vincenzo Savasta.
Quindi, si presume che il Prefetto, dal momento che erano citati i suoi funzionari, aveva l’obbligo di mantenere il segreto istruttorio in relazione alle due denunce, e di fare accertamenti  riservati in merito.
Invece cosa avveniva, lo stesso giorno che il signor Prefetto, consegnava le due denunce ai due funzionari, gli stessi ne rivelavano il contenuto immediatamente al Savasta Vincenzo, il quale a sua volta, sempre la stessa mattinata, le rivelava telefonicamente, all’amico giornalista del “Centonove”, di cui di seguito vi è molto da dire, nel capitolo che riguarderà l’utilizzo della stampa, da parte dei personaggi di spessore, per screditare i propri avversari, e all’amico Giovanni Capillo, noto come già riferito per essere stato uno dei principali artefici della delibera falsa.
Inoltre sempre lo stesso giorno Vincenzo Savasta, molto impunemente e quindi dimostrando di avere avuto le rivelazioni, presentava una richiesta scritta al Prefetto, per avere copia di atti della Prefettura che lo interessavano, praticamente le due denunce penali.
Nel frattempo, sempre la stessa mattinata, il vice prefetto Ciriaco, che naturalmente aveva appreso di quanto denunciato da Daniela Corio, anche nei suoi confronti, prepara una lettera, a firma del Prefetto, che invia immediatamente al Procuratore Capo Croce (attuale commissario al Comune di Messina), ove si chiede di intervenire pesantemente e penalmente nei confronti della signora Daniela Corio, che  aveva avuto l’ardire di fare insinuazioni nei confronti dell’operato della Prefettura.
Meno male che i fatti hanno dato ampiamente ragione alla signora Corio Daniela, altrimenti chissà  in quali sanzioni sarebbe incorsa.
Per quanto riguarda la richiesta di Vincenzo Savasta, al fine di ottenere copia ufficiale delle due denunce, la Vice Prefetto Vicario, Federico, cosciente che si trattava di due denunce dirette alla Procura della Repubblica di Messina (e quindi al pm Nastasi) e solo per conoscenza al Prefetto, si rifiutava di aderire a tale richiesta, asserendo che Savasta doveva andare a richiederle in Procura.
Di tale  diniego Vincenzo Savasta, lo apprendeva telefonicamente dalla Vice Prefetto Ciriaco, e in tale circostanza, come da trascrizione effettuata dagli investigatori, Vincenzo Savasta minacciava la dottoressa Federico di gravi rappresaglie penali nei suoi confronti, per avere osato opporsi a una sua richiesta.
Malgrado quanto sopra, in maniera veramente inopinata il Prefetto consegnava ufficialmente le due denunce a Vincenzo Savasta, il quale a sua volta per come emerso dalle indagini li consegnava all’avvocato Antonino Lo Giudice, che nel corso di una assemblea dei soci li dava a Salvatore Formisano, che metteva le due denunce in visione di tutti e quindi deliberavano azioni di responsabilità nei confronti di Daniela Corio e di Emanuele Galizia.
Che nella vicenda il signor Prefetto, abbia commesso un grave errore, come tanti altri che qui di seguito dimostreremo, non vi è alcun dubbio, anche perché lo stesso Prefetto, non poteva affermare che si trattava di pratiche amministrative, sia perché dirette alla Procura e allo stesso solo per conoscenza, ma soprattutto per il fatto, che prima la Vice Vicaria Federico, nel rigettare la richiesta di Vincenzo Savasta  di acquisizione atti, sicuramente ne aveva data notizia allo stesso, con la relativa motivazione, ma soprattutto dal fatto che il signor Questore di allora Dott. Mauro, nel ricevere per conoscenza le medesime denunce della signora Corio, scrive al giudice Nastasi e per conoscenza  al Prefetto, chiedendo se in relazione alle due denunce  di chiaro carattere penale, doveva  avviare indagini tramite la Polizia, contrariamente di conoscere se lo stesso giudice aveva delegato le indagini ad altra Polizia Giudiziaria.
Il giudice Nastasi, risponde che per quanto attiene le indagini relative alle due denunce penali, ha già dato delega ad altra Polizia Giudiziaria.
A questo punto, non si capisce il perché, per molto meno, persone oneste sono state imputate di rivelazioni di atti d’Ufficio, mentre il signor Prefetto causa di tutto quanto avvenuto, niente; il giornalista del Centonove e Giovanni Capillo, che hanno avuto le rivelazioni dal Savasta  niente, come pure l’avvocato Antonino Lo Giudice, Salvatore Formisano e tutto il suo CdA, che hanno utilizzato impropriamente tali denunce per vendette nei confronti del signor Galizia e della signora Daniela Corio, niente.
Come pure, certamente le indagini relative  agli argomenti di cui alle denunce stesse, sono state fortemente compromesse nel suo esito proprio dalle rivelazioni medesime…

Segue

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