(di Paola Del Vecchio) (ANSAmed) – MADRID – Si delinea una vittoria, non del tutto scontata, del premier spagnolo Mariano Rajoy nel suo feudo elettorale della Galizia, mentre nei paesi Baschi sale la marea indipendentista. Sono queste le prime indicazioni degli exit poll sul voto di ieri nelle due regione spagnole, un appuntamento elettorale che costituisce un primo, importante test per i popolari del governo conservatore di Madrid, per il primo ministro e la sua gestione della crisi. Secondo gli exit poll di Ipsos-Tvg, il Partito Popolare supera la prova di fuoco, rafforzando, in base alle proiezioni, la maggioranza assoluta in Galizia, con 39/42 seggi – sui 75 del Parlamento – rispetto ai 38 ottenuti nel 2009. Nel Paese Basco il Partito nazionalista basco (Pnv) di Iigo Urkullu riprende il controllo della Camera di Vitoria dopo la breve parentesi della legislatura a guida socialista. Ottiene 24/27 seggi dei 75 del Parlamento regionale, secondo gli exit poll di EiTB. Un risultato che tuttavia lo costringerà a patti per governare.

Le prime elezioni in assenza della violenza dell’Eta, a un anno esatto dalla dichiarazione dell’abbandono della lotta armata, registrano l’exploit di EH Bildu, gli eredi di Batasuna (dichiarata illegale), che conquistano 23/26 seggi e si attestano come seconda forza politica. Assieme, le due forze indipendentiste sommano quasi il 60% del Parlamento di Vitoria, una maggioranza che, secondo molti analisti, potrebbe creare non pochi problemi a Mariano Rajoy, a poco più di un mese dalle elezioni anticipate in Catalogna, dove Artur Mas ha lanciato la sua sfida per il riconoscimento della “nazione”.

Dalle elezioni di ieri la leadership di Mariano Rajoy esce rafforzata nella sua Galizia natale, dove il Pp, con Alberto Nunez Feijoo al fronte, è riuscito ad arginare il voto di protesta contro le dure misure economiche imposte dalla crisi.

La vittoria del Pp arriva in un momento cruciale, con Rajoy assediato dalla protesta sociale – uno sciopero generale è stato convocato per il 14 novembre, il secondo in dieci mesi di mandato -, dal fantasma del salvataggio dell’economia da parte della Bce e dalle nuove misure ‘lacrime e sangue’ che dovrà varare per centrare l’obiettivo del deficit.

L’appuntamento nelle urne è stato anticipato di cinque mesi, proprio per evitare la ripercussione di un eventuale ricorso agli aiuti europei che ora, secondo molto osservatori, sarebbe molto più vicino. Gli exit poll confermano che il Psoe e i nazionalisti galiziani e della sinistra più radicale non sono considerati un’alternativa per affrontare il rigore della crisi.

Secondo Ipsos, il PsdG (Partito socialista di Galizia) ottiene soli 18/20 seggi dei 25 delle passate elezioni, il Bng (Blocco nazionalista Galiziano) si ferma a 7/8 seggi rispetto ai 12 precedenti, pesantemente penalizzato da Alternativa Galega de Esquerda (Age), con lo storico leader dell’indipendentismo di sinistra, Josè Manuel Beiras, che entra nel Parlamento regionale con 8/10 seggi. La crisi presenta un conto più salato al Psoe di Alfredo Perez Rubalcaba, che polarizza il malcontento nell’elettorato di sinistra e potrebbe vedere vacillare la sua leadership alla segreteria nazionale.

Nel Paese Basco il risultato apre le porte a un’alleanza fra le forze separatiste, anche se paradossalmente il discorso sulla sovranità non aveva dominato la campagna elettorale, se non nella parte finale, dopo la sfida al governo centrale lanciata da Artur Mas, presidente della Catalogna. Con lui, Urkullu ha concordato una road map indipendentista, che fissa il 2015 come termine perché Euskadi e la Catalogna ottengano un nuovo status politico. Sebbene lo stesso Urkullu abbia indicato come priorità della prossima legislatura l’uscita dalla crisi.(ANSAmed).

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