(di Paola Del Vecchio)
(ANSAmed) – MADRID, 22 OTT – Si delinea una vittoria, non del
tutto scontata, del premier spagnolo Mariano Rajoy nel suo feudo
elettorale della Galizia, mentre nei paesi Baschi sale la marea
indipendentista. Sono queste le prime indicazioni degli exit
poll sul voto di ieri nelle due regione spagnole, un
appuntamento elettorale che costituisce un primo, importante
test per i popolari del governo conservatore di Madrid, per il
primo ministro e la sua gestione della crisi. Secondo gli exit
poll di Ipsos-Tvg, il Partito Popolare supera la prova di fuoco,
rafforzando, in base alle proiezioni, la maggioranza assoluta in
Galizia, con 39/42 seggi – sui 75 del Parlamento – rispetto ai
38 ottenuti nel 2009. Nel Paese Basco il Partito nazionalista
basco (Pnv) di Iigo Urkullu riprende il controllo della Camera
di Vitoria dopo la breve parentesi della legislatura a guida
socialista. Ottiene 24/27 seggi dei 75 del Parlamento regionale,
secondo gli exit poll di EiTB. Un risultato che tuttavia lo
costringerà a patti per governare.

Le prime elezioni in assenza della violenza dell’Eta, a un
anno esatto dalla dichiarazione dell’abbandono della lotta
armata, registrano l’exploit di EH Bildu, gli eredi di Batasuna
(dichiarata illegale), che conquistano 23/26 seggi e si
attestano come seconda forza politica. Assieme, le due forze
indipendentiste sommano quasi il 60% del Parlamento di Vitoria,
una maggioranza che, secondo molti analisti, potrebbe creare non
pochi problemi a Mariano Rajoy, a poco più di un mese dalle
elezioni anticipate in Catalogna, dove Artur Mas ha lanciato la
sua sfida per il riconoscimento della “nazione”.

Dalle elezioni di ieri la leadership di Mariano Rajoy esce
rafforzata nella sua Galizia natale, dove il Pp, con Alberto
Nunez Feijoo al fronte, è riuscito ad arginare il voto di
protesta contro le dure misure economiche imposte dalla crisi.

La vittoria del Pp arriva in un momento cruciale, con Rajoy
assediato dalla protesta sociale – uno sciopero generale è stato
convocato per il 14 novembre, il secondo in dieci mesi di
mandato -, dal fantasma del salvataggio dell’economia da parte
della Bce e dalle nuove misure ‘lacrime e sangue’ che dovrà
varare per centrare l’obiettivo del deficit.

L’appuntamento nelle urne è stato anticipato di cinque mesi,
proprio per evitare la ripercussione di un eventuale ricorso
agli aiuti europei che ora, secondo molto osservatori, sarebbe
molto più vicino. Gli exit poll confermano che il Psoe e i
nazionalisti galiziani e della sinistra più radicale non sono
considerati un’alternativa per affrontare il rigore della crisi.

Secondo Ipsos, il PsdG (Partito socialista di Galizia) ottiene
soli 18/20 seggi dei 25 delle passate elezioni, il Bng (Blocco
nazionalista Galiziano) si ferma a 7/8 seggi rispetto ai 12
precedenti, pesantemente penalizzato da Alternativa Galega de
Esquerda (Age), con lo storico leader dell’indipendentismo di
sinistra, Josè Manuel Beiras, che entra nel Parlamento regionale
con 8/10 seggi. La crisi presenta un conto più salato al Psoe di
Alfredo Perez Rubalcaba, che polarizza il malcontento
nell’elettorato di sinistra e potrebbe vedere vacillare la sua
leadership alla segreteria nazionale.

Nel Paese Basco il risultato apre le porte a un’alleanza fra
le forze separatiste, anche se paradossalmente il discorso sulla
sovranità non aveva dominato la campagna elettorale, se non
nella parte finale, dopo la sfida al governo centrale lanciata
da Artur Mas, presidente della Catalogna. Con lui, Urkullu ha
concordato una road map indipendentista, che fissa il 2015 come
termine perché Euskadi e la Catalogna ottengano un nuovo status
politico. Sebbene lo stesso Urkullu abbia indicato come priorità
della prossima legislatura l’uscita dalla crisi.(ANSAmed).

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