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Il premier spagnolo Rajoy continua a nascondere le proprie carte. A New York non ha detto nulla sulle misure di austerità per la finanziaria del 2013 nè tanto meno ha detto qualcosa riguardo un’ eventuale domanda ufficiale d’aiuto dall’Europa.

Attendismo a dir poco condiviso dal suo Ministro dell’Economia.

Sabato Luis de Guindos ripeteva che Madrid rifletterà bene prima di chiedere un salvataggio, il che si capisce viste le rigide condizioni chieste in cambio d’aiuti.

Luis De Guindos: “La Spagna farà quello che deve fare, ma senza precipitarsi, per conoscere bene tutti i capitoli che riguardano operazioni di questo di questo genere”.

Tensione sociale e soprattutto agenda politica non aiutano a prendere decisioni che, certamente impopolari, non farebbero che penalizzare il partito popolare al potere a Madrid

Elezioni regionali anticipate si terranno in effetti in Galizia e nel Paese Basco il 21 ottobre e in Catalogna il 25 novembre.

Rajoy teme soprattutto lo schiaffo della Galizia, una delle roccaforti del PP, che potrebbe indebolire la propria leadership tra i conservatori.

Ecco quanto ha detto in un incontro pre-elettorale a Ourense, appunto in Galizia: “Voglio che sappiate che cio’ che stiamo facendo- che non è facile- richiede tempo e non porta risultati immediati. Quello che va fatto è esattamente il contrario di quanto è stato fatto in passato e che ci ha messo nella situazione attuale. “

In effetti la situazione economica non ha fatto che peggiorare da quando Rajoy guida il paese. La recessione prosegue in Spagna dove il Pil scende a un ritmo significativo secondo la Banca Centrale. L’aumento dell’IVA passato da settembre dal 18 al 21% rischia di far precipitare i consumi e di vanificare quanto approntato finora dallo Stato per ridurre il deficit pubblico.

A fine agosto lo Stato registrava un deficit del 4,77% del PIL. L’obiettivo è di portarlo entro fine anno al 4,5%

Allo stesso tempo, la Spagna si confronta con un mercato turbolento. E piu’ tempo passa senza una decisione sugli aiuti finanziari piu’ il paese paga per i suoi prestiti.

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