Fingendosi parente di un sacerdote in difficoltà aveva approfittato della buonafede e della disponibilità di

Don Gilio Ardissino, Parroco della Chiesa di San Pietro in Lenta (Vercelli), facendosi consegnare, in più occasioni,  notevoli somme in contante ed in assegni.

Poi, quando il prelato, scoperto il raggiro, gli aveva bloccato i titoli in pagamento, non aveva esitato a minacciarlo ripetutamente di gravi conseguenze giudiziarie qualora non avesse onorato gli impegni.

Presentatosi in canonica per ritirare la somma pretesa ha però trovato i Carabinieri della Stazione di Gattinara che lo hanno arrestato in flagranza di reato insieme ad un complice.

Questa in sintesi la vicenda di cui è indagato

Salvatore Galizia, 41enne, originario della Sicilia e residente a Torino, con a carico precedenti penali contro il patrimonio che, da quanto appurato dai militari, aveva ricevuto da Don Gilio oltre 30mila Euro in contante ed in assegni, dopo averlo persuaso di doverli utilizzare  per le cure mediche di un sacerdote.

In tale contesto i Carabinieri di Gattinara, venuti a conoscenza della vicenda, intravedevano la fondata possibilità che il parroco fosse vittima di una truffa, fugando ogni dubbio in proposito allorquando si appurava che la persona asseritamente bisognosa di cure, nonché ignara del disegno criminoso, in realtà godeva di ottima salute.

Forti di tale riscontro, i militari avviavano un riservata investigazione da cui emergevano le ripetute pressioni del Galizia al sacerdote, esercitate con l’appoggio di un complice che si spacciava per carabiniere, con cui lo minacciava di perseguirlo penalmente se non avesse “sbloccato” gli assegni.

Presentatosi infine in canonica per riscuotere quanto preteso, il malvivente, una volta fattosi consegnare la busta col danaro, veniva bloccato dai militari.

L’operazione registrava anche il fermo e l’arresto, visti i molteplici indizi a suo carico, anche della persona che accompagnava in auto il Galizia ed identificata in

Giuseppe Rotolo 53enne, anch’egli siciliano trapiantato nel capoluogo piemontese e con precedenti a carico.

L’attenzione dell’Arma, oltre che ad approfondire tutti i contorni della vicenda, punta adesso a verificare se, con modalità analoghe a quelle scoperte, altre persone possano essere rimaste vittima del medesimo raggiro.  

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