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Un manoscritto maledetto. Un mistero scolpito nella pietra. Una verità che si perde nella leggenda fra IX e XII secolo, fra Galizia e Borgogna, all’ombra del fascino mitico del Cammino di Santiago di Compostela. Tutto questo è La cattedrale ai confini del mondo della spagnola Paloma Sanchez-Garnica, al suo terzo romanzo storico (El gran arcano 2006, La brisa de Oriente 2009) dettato dalla passione di andare alla ricerca di ciò che è vero separandolo dalla leggenda della religione. Pubblicato in Spagna dalla casa editrice Planeta nel 2012, La cattedrale ai confini del mondo è diventato subito un caso nazionale guadagnandosi l’attenzione della stampa e una seconda ristampa a solo un mese dalla prima pubblicazione.
L’occasione per parlarne è stato il Salone del libro di Torino, dove l’autrice è giunta ospite per la prima volta. Ex avvocato 50enne originaria di Madrid, Paloma Sánchez-Garnica vive oggi con suo marito a Marbella, nel Sud della Spagna, in una casa vicino al mare, conducendo una vita ritirata, quasi monacale – come lei stessa ammette -, occupandosi a tempo pieno della scrittura. L’ispirazione del romanzo? «Nel 1997 ho percorso una parte del Cammino di Santiago di Compostela, l’ultimo tratto, quello in Galizia, con mio marito e i miei due figli, che allora avevano 11 e 14 anni. Un’esperienza familiare unica e coinvolgente». Proprio da quel Cammino nacque l’idea di scrivere un romanzo storico che ricostruisce la genesi nell’alto Medioevo del mito di san Giacomo Maggiore, l’apostolo di Gesù che, secondo la tradizione, pur essendo morto in Palestina sarebbe stato sepolto in Galizia.
«Ho scritto il mio primo romanzo nel 2004, ed è stato con il secondo, “La brisa de Oriente”, ambientato anch’esso nel Medioevo, il XIII secolo, che ho cominciato a fare studi e ricerche sull’origine del mito delle reliquie di san Giacomo e su come questa storia si sviluppò diventando sempre più importante e popolare. Questa curiosità mi ha poi condotto al terzo romanzo». «Nel titolo in spagnolo», continua la scrittrice, «“El alma de las piedras” (“l’anima delle pietre”), volevo mettere in evidenza che le pietre che ancora oggi possiamo vedere lungo il Cammino hanno catturato e conservano un po’ dell’anima degli scalpellini che le lavorarono per costruire chiese e santuari, lasciando su di esse le loro tracce. Però anche il titolo dell’edizione italiana, “La cattedrale alla fine del mondo” riguarda il nucleo del romanzo. Questa chiesa sorge al “finis terrae”, la terra estrema dove il sole tramonta ogni sera per rinascere il mattino seguente».
«Il romanzo storico da noi in Spagna è un fenomeno letterario che ha risvegliato la voglia di conoscere la storia. La letteratura ci permette di penetrare nella storia particolare delle persone e della società in un certo periodo, quella che la Grande Storia non ci racconta. Grazie al romanzo storico possiamo conoscere un po’ meglio la società spagnola in un certo tempo».
È una novela historica ben scritta e congegnata (genere in cui oggi gli spagnoli sembrano eccellere incontrastati…) sulla base di approfondite ricerche mitologiche e storiche. La trama intreccia due storie separate nel tempo – la scoperta, nell’824, delle supposte spoglie di Santiago e, due secoli dopo, il rinvenimento di una pergamena che ne rivela la verità -, sulle origini del mito di Giacomo il Maggiore, la crescita dei pellegrinaggi e lo sviluppo delle strade verso Santiago come risultato di un’esigenza dei viaggiatori, in un Medioevo torbido denso di misteri e pericoli. Un viaggio alla ricerca dei segreti di Santiago, delle rivelazioni trattenute dalle misteriose iscrizioni nelle pietre che si possono trovare in alcune Chiese sul Cammino, e del mito che oggi alimenta un flusso di due milioni di viaggiatori all’anno, tra turisti e pellegrini veri e propri.
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